i due gasdotti affiancati, North Stream 1 e 2, di cui il secondo mai entrato in servizio

La mattina del 26 settembre 2022 diverse esplosioni hanno danneggiato (o forse compromesso per sempre) i gasdotti North Stream che dalla Russia porta(va)no il gas in Europa. Si tratta di una operazione studiata con attenzione da chi l’ha comandata ed eseguita, chiunque sia stato. I gasdotti sono attualmente una rete infrastrutturale vitale per l’Europa occidentale a causa dei molteplici utilizzi del gas. È un sistema molto costoso come costruzione ma che poi si ripaga abbondantemente perché date le enormi quantità in gioco, il costo al metro cubo del trasporto diventa estremamente competitivo.

Da quando è iniziata la guerra fra Russia e Ucraina il gas sembra essere rincarato per questo. Vero in parte, perché come si può vedere il prezzo del gas all’Henry Hub, in Louisiana, era in tensione da prima della guerra, anche se è schizzato in alto subito dopo il suo inizio. Diciamo che negli States il prezzo del gas in questi anni a causa della abbondanza dell’offerta dovuta al boom dell’estrazione dai gas-shales era parecchio diminuito, portando fra l’altro molte aziende minori del settore oil&gas al fallimento. Al TTF di Amsterdam il prezzo era più stabile. Da notare – particolare di cui spesso non ci si rende conto – che quando si indica il prezzo in dollari bisogna anche ricordare dal nostro punto di vista le variazioni del rapporto Euro / Dollaro, e ricordo dei casi estremi che si sono verificati più volte: talvolta è successo che nonostante un aumento del prezzo del petrolio in dollari, il prezzo in Euro diminuisca perché la moneta europea si è contemporaneamente apprezzata nei confronti del dollaro; altre volte succede il contrario: il prezzo del petrolio diminuisce ma il dollaro si rafforza rispetto all’Euro e allora a noi il costo aumenta. Diciamo guardando il petrolio che il prezzo in Euro è più stabile di quello in dollari (insomma… ci sono oscillazioni minori).

i prezzi del gas in USA all’Henry Hub e in Olanda al TTF di Amsterdam
la rete fondamentale dei gasdotti in Europa e i rigassificatori sulle coste. Nel Mar Mero oltre al TurkStream figura ancora l’abortito South Stream 

IL NORTH STREAM E GLI ALTRI GASDOTTI SOTTOMARINI PROVENIENTI DALLA RUSSIA. Il North Stream 1 ha molto di italiano: il progetto è della Snamprogetti ed è stato realizzato dalla SAIPEM. Per il secondo gasdotto SAIPEM ha avuto un ruolo più marginale, perchè la parte del leone è andata alla svizzera Allseas che nel primo era un subappaltatore importante della società italiana. North Stream è gestito dalla omonima società svizzera con sede nella amena cittadina di Zugo, e presenta un tracciato parecchio scomodo per la sua costruzione e la sua manutenzione: si immerge nel mar Baltico dalla costa vicino a San Pietroburgo, per riemergere lungo le coste tedesche, passando giusto fuori delle acque territoriali dei Paesi Baltici e della Polonia. È stata una scelta dei russi che non si fidavano di attraversare questi stati, nei quali peraltro la fiducia e la simpatia nei loro confronti non è che siano particolarmente elevate. Inoltre i russi (e anche i loro clienti europei) si ricordano i pessimi precedenti negli ultimi decenni con i gasdotti che riforniscono l’Europa passando per l’Ucraina, spesso chiusi per beghe varie (“i russi non pagano il passaggio”, oppure “gli ucraini rubano il gas” e quant’altro). Gli USA si sono sempre opposti al raddoppio del North Stream (perché come si vede nella immagine di apertura alla fine il North Stream 2 non è altro che un gasdotto parallelo al precedente), e nel quadro delle sanzioni che sono state imposto già da anni alla Russia hanno osteggiato le aziende occidentali coinvolte nella sua costruzione.

I precedenti con l’Ucraina avevano appunto consigliato la costruzione di un altro gasdotto simile nel Mar Nero, il South Stream, tra le coste russe a nord del Caucaso e la Turchia (visibile nella carta qui sopra) bypassando l’Ucraina. La sua costruzione si è interrotta per volontà dei russi nel 2015, provocando non pochi guai alla nostra SAIPEM che ne stava curando la realizzazione. ed è stati sostituita da una infrastruttura simile tra la Russia e la Turchia, il TurkStream. Anche questo gasdotto passa nel Mar Nero, stavolta per bypassare la Georgia, un altro stato che con la Russia ha qualche conto aperto. Il TurkStream è entrato in servizio nel 2020 dopo alterne vicende. È gestito dalla TurkStream BV di Amsterdam, società alla quale il 18 settembre 2022 il governo dei Paesi Bassi nel quadro delle sanzioni contro la Russia, ha revocato il permesso di importare il gas; per adesso sembra che i russi se ne siano fregati e che nel gasdotto il gas continui a fluire. 

FORNITURE E IMPIEGO DI GAS IN EUROPA. Il Nord Stream 1 era stato chiuso dalla Russia all’inizio di settembre; quanto al Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione. Comunque ancora qualcosa arriva dai gasdotti sulla terraferma. Questi istogrammi dell’EIA (in piedi cubi, essendo una agenzia USA…) evidenziano le fonti del gas consumato in Europa tra 2010 e 2020 e la sua destinazione. Dal 2022 è arrivato il tanto contestato TAP, che porta in Europa (e in primis in Italia) una fornitura di circa 1 milioni di piedi cubi al giorno. Questo quantitativo potrebbe raddoppiare ma in ogni caso si tratta di un valore massimo di circa il 60% di quanto porta(va?) South Stream 1. Comunque fra TAP, rigassificatori e un incremento delle forniture di gas dall’Africa possiamo anche fare a meno del gas russo.

provenienza e destinazione d’uso del gas in Europa 2010- 2022

CONSIDERAZIONI. Gli attentati ai gasdotti North Stream hanno dimostrato una cosa a cui forse nessuno ha pensato: la incredibile vulnerabilità di queste infrastrutture, sia in terra ma soprattutto nel loro percorso in mare. Per adesso non c’è interesse a riparare i North Stream, ma la questione sarebbe: quanto ci possono mettere a ripararli e, soprattutto, se dopo una azione del genere il gasdotto sia riparabile.

Attualmente se non si considera il gas russo che ancora arriva via terra e i rigassificatori, l’Europa occidentale continentale dipenda per la massima parte da gasdotti con vasti tratti marini (Algeria, Regno Unito, Norvegia). Senza di questo può contare solo sul gas olandese, danese ed italiano. Insomma, con poche cariche esplosive (e però con una organizzazione logistica non da poco) una entità ostile all’Unione Europea potrebbe mettere in grave crisi il sistema economico europeo bloccando le forniture di gas.

Una prospettiva terrificante.

Dott.Piombino
Nato a Firenze,  sono laureato in Scienze della Terra, mi interesso di Scienze della Terra, Scienze della Vita, ambiente, energia e trasporti, nanotecnologie e Antropologia. Ho collaborato con l’International Institute of Humankind Studies del prof. Brunetto Chiarelli e ora collaboro con il Gruppo di Geologia Applicata del Prof. Casagli al dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze.
Blog: http://aldopiombino.blogspot.com/